Brigate Fiamme Verdi
Le Brigate Fiamme Verdi furono delle formazioni partigiane a prevalente orientamento cattolico, attive durante la seconda guerra mondiale, nella resistenza italiana.
Nate dagli intellettuali cattolici, si trasformarono in formazioni prevalentemente militari, operarono soprattutto in Lombardia, in Emilia furono direttamente guidate dalla Democrazia Cristiana.
Il loro nome derivava dal 3o Reparto d'Assalto "Fiamme Verdi", parte del 3o Corpo d'Armata Italiano durante la prima guerra mondiale, operante sul fronte dell'gruppo dell'Adamello.
Si configurarono, nella resistenza italiana, organizzate come gli alpini, dai quali avevano mutuato le mostrine: operavano prevalentemente in montagna a livello locale, con radici popolari, con nessuna ideologia:
« Il volontario, di qualunque fede politica esso sia, rinuncerà ad ogni propaganda che non sia contro tedeschi e fascisti ... »
(Regolamento della Brigate Fiamme Verdi)
Iniziarono ad operare nelle valli bresciane, nel novembre 1943, raggiungendo circa le 2.800 unità suddivise in tre battaglioni; fondatore fu il trentino Gastone Franchetti, nome di battaglia "Fieramosca", tenente degli Alpini partito da Riva del Garda con una piccola brigata di giovani.
Già il 19 novembre per la città di Brescia veniva distribuito il giornale "Brescia Libera", che diventerà nel marzo successivo Il Ribelle.
Il comando generale delle brigate venne assegnato al generale degli Alpini Luigi Masini.
Il 28 giugno 1944 "Fieramosca" venne catturato per l'ennesima volta per una delazione da parte dell'amico Fiore Lutterotti, e fucilato. Era prigioniero nel carcere di massima sicurezza di Bolzano assieme a Gino Lubich, fratello di Chiara Lubich, che era stato condannato a sei anni di carcere, torturato più volte e più volte minacciato di essere fucilato perché parlasse.
Ma Gino Lubich non si piegò mai; fu deportato in un campo di concentramento dove riuscì a sopravvivere. Nei primi giorni di novembre del 1943 giuse a Brescia, fuggito dal lager di Markt Pongau Teresio Olivelli che, attraverso un amico, prese i primi contatti con gli esponenti del movimento ribellistico. Quindi trasferitosi a Milano si mise a disposizione del Cln che gli affidò l'incarico di mantenere i contatti tra il Comando generale delle Fiamme Verdi e le formazioni dipendenti delle province di Cremona e Brescia.
Dopo la fucilazione di Astolfo Lunardi e di Ermanno Margheriti fondò il giornale clandestino "il Ribelle".
Furono spesso tacciati come "clericali", perché dimostrarono che si poteva imbracciare le armi pur non essendo comunisti; tuttavia Giorgio Bocca, nella sua "Storia dell'Italia", non mancherà di riconoscere che:
« ... senza l'aiuto del clero tre quarti della pianura padana - Piemonte, Lombardia, Veneto - sarebbe rimasti chiusi e difficilmente accessibili alla ribellione... »
(Giorgio Bocca - Storia d'Italia)